Prima di iniziare a coltivare il cotoneaster è necessario scegliere il cultivar più adatto alla zona climatica in cui viviamo e alla funzione che vogliamo attribuire alla pianta. Se abitiamo in zone climatiche calde o particolarmente miti, ad esempio, le varietà semi-permanenti potrebbero non perdere mai le foglie.
L’altra caratteristica determinante è dettata dal portamento della pianta che rende alcune specie più adatte a ricoprire terreni o a formare muri verdi. Infine, c’è da considerare lo spazio a disposizione che determinerà la scelta di una varietà più indicata da mettere a dimora.
In tutti i casi la coltivazione è tra le più semplici in assoluto perché la pianta è rustica, resiste bene al freddo e non è facilmente attaccabile da parassiti o malattie.
Anche se vivono bene in qualsiasi tipo di terreno, preferiscono substrati organici ben drenati e amano le esposizioni in pieno sole. Il periodo migliore per la messa a dimora va da novembre a febbraio.
Per evitare che la pianta perda la vegetazione alla base rinfoltendosi sulle estremità, sarà consigliabile procedere con delle modeste potature una volta l’anno.
Le cimature devono avvenire subito dopo la fioritura, mentre il periodo migliore per le specie semi-sempreverdi è ottobre.
Come tutte le piante da siepe, anche questa pianta deve essere messa a dimora a una distanza di 60-100 cm tra un esemplare e l’altro. A parte alcune varietà particolarmente resistenti, in genere questa pianta non ama la siccità.
Le innaffiature devono essere regolari fino alla fine dell’estate, soprattutto quando le piante sono ancora piccole.
A sviluppo compiuto, invece, dimostra una buona autonomia anche dal punto di vista idrico. Nei primissimi giorni di primavera si può procedere con una concimazione granulare per far sì che la pianta regali delle fioriture più generose.
Se intendiamo coltivarlo in vaso, è bene scegliere varietà nane o comunque di dimensioni contenute in modo da non dover procedere al rinvaso.