La tecnologia, fulcro attorno al quale ruota l’odierna smart society, può essere considerata una grande amica, una compagna fidata con la quale condividere la quotidianità, dalle azioni più semplici a quelle più complesse. La tecnologia è anche un’arma a doppio taglio, poiché abusarne può causare la dipendenza digitale. È questa la nuova malattia, che possiamo tranquillamente definire come malattia 2.0.
La routine quotidiana della maggior parte delle persone è sempre uguale, cioè si fanno sempre le stesse cose, seguendo frenetici ritmi, ma sempre in compagnia di un qualche apparecchio tecnologico. Il virus più cattivo, che provoca la dipendenza digitale è lo smartphone. Apparentemente innocuo, ma un vero e proprio pericolo per la salute.
Che cos’è la dipendenza digitale? Semplicemente l’incapacità di fare a meno dello smartphone o di qualsiasi altra diavoleria simbolo della società moderna in cui viviamo. Una dipendenza a tutti gli effetti, difficile da curare, ma non impossibile da sconfiggere. Dopo aver utilizzato queste parole per descrivere questa nuova dipendenza che interessa un numero sempre crescente di persone (non solo giovani e giovanissimi, ma anche persone più avanti con l’età), possiamo descrivere lo smartphone non solo come virus, ma lo possiamo considerare addirittura come una dose di una potente droga digitale.
Quali sono i sintomi della dipendenza digitale? Ansia, solitudine e depressione. Non serve aggiungere altro per capire che non è uno scherzo, ma che si tratta, purtroppo, di un qualcosa di grave e reale. Le persone tendono ad isolarsi, troncando i rapporti sociali, abusando delle nuove tecnologie per vivere in un mondo parallelo (anche più di uno).
Lo studio sulla dipendenza digitale
Un recente studio, pubblicato sulla rivista NeuroRegulation da parte di due ricercatori dell’Università di San Francisco, ha dimostrato che un uso eccessivo dello smartphone (dispositivo mobile più utilizzato dalla popolazione mondiale) è riconducibile a qualsiasi altra forma di abuso di sostanze dannose. Lo smartphone come eroina digitale? Sì, non è per niente sbagliato unire i due mondi, quello della droga e quello della tecnologia.
La maggior parte delle persone desidera vivere in una situazione di costante connessione con il mondo più distante dalla sua persona, cioè quel mondo affascinante e pericoloso che è il web. Vivere connessi, ma sconnessi dalla realtà! Sembra impossibile, ma è proprio così. I risultati? Li abbiamo già visti: ansia, depressione e solitudine.
Quanto appena detto non significa assolutamente che le nuove tecnologie devono essere messe da parte, devono essere abbandonate e tornare a vivere come prima, cioè quando lo smartphone era considerato come un qualcosa di alieno. No, perché come detto all’inizio, la tecnologia è anche una grande amica della società, alla quale però mai devono essere voltate le spalle. Insomma, “fisarsi è bene, non fidarsi è meglio”! Lo smartphone può essere tranquillamente utilizzato in modo responsabile, ad esempio per informarsi (magari proprio approfondendo temi relativi alla salute e al benessere) o semplicemente per connettersi con persone reali. È davvero bello navigare in questo mare fatto di dati, non sempre limpidi, ma il naufragio è un pericolo da considerare sempre.
Come combattere la dipendenza digitale?
Ansia, depressione e solitudine rappresentano le conseguenze più gravi per chi abusa dello smartphone, ma c’è dell’altro. Quando si comincia a vivere per le notifiche, con l’ansia costante di monitorare di continuo tutto ciò che accade nei mondi paralleli di cui i social sono la perfetta rappresentazione, non si portano a termine in modo efficace le normali attività. In che senso? Semplice: fare due cose insieme, non può che portare a farle al 50%, senza mai ottenere grandi risultati, nel lavoro e nella vita in generale.
Cosa fare? Gli esperti consigliano di disattivare le notifiche e di utilizzare lo smartphone solo in uno o al massimo due momenti della giornata, al fine di informarsi o di partecipare a questo grande reality show messo in onda sui social network. Insomma, utilizzare prima la testa e poi lo smartphone, liberandosi da queste distrazioni digitali, al fine di concentrarsi al meglio sugli impegni quotidiani più importanti.