L’ernia inguinale è un problema molto diffuso e i trattamenti chirurgici disponibili sono diversi. Dal più tradizionale al più avveniristico, ognuno presenta punti di forza e punti di debolezza e conoscere bene le caratteristiche delle varie metodologie chirurgiche, aiuta il paziente a fare una scelta più consapevole.
È bene tenere presente che in tutti i casi l’ultima parola spetta sempre il chirurgo, che dovrà valutare la gravità del problema e tenere conto anche della storia clinica della persona. Spesso è proprio lo specialista a indirizzare verso una soluzione piuttosto che un’altra, ma per il paziente sarà più facile capire le ragioni del medico se conosce le varie opzioni.
Intervento a cielo aperto
L’intervento di tipo open o a cielo aperto è quello più tradizionale. Sebbene sia ancora praticato nelle varie strutture sanitarie, si caratterizza per alcuni inevitabili disagi per il paziente. In corrispondenza dell’inguine, il chirurgo pratica un’incisione che gli servirà per accedere alla zona in cui l’ernia è fuoriuscita, così da farla rientrare nella sua sede.
Nella maggior parte dei casi lo specialista utilizza una protesi per ovviare alla debolezza della parete addominale che ha determinato il problema. Questa protesi viene fissata con degli strumenti meccanici e solo dopo che la ferita è stata chiusa con i punti di sutura, l’intervento può considerarsi concluso.
L’intervento viene eseguito con la formula day-hospital e il paziente può tornare a casa con le proprie gambe. Sarà necessario osservare alcuni giorni di riposo, non sarà possibile fare la doccia e la degenza post-operatoria comporta inevitabilmente un po’ di dolore.
Intervento in laparoscopia
Il vantaggio principale delle metodiche laparoscopiche è quello di evitare la tipica incisione dell’intervento open. Il chirurgo accede alla zona interessata attraverso dei piccoli fori, necessari per il passaggio del tubicino in fibra ottica che restituirà delle immagini nitide dell’area da operare. In questo modo lo specialista potrà essere molto preciso e intervenire in modo non invasivo.
La protesi utilizzata è molto flessibile e viene fissata senza usare degli strumenti meccanici. Questo accorgimento permette di evitare possibili complicazioni o lesioni alle strutture vascolo-nervose.
Operato in queste condizioni, il paziente potrà recuperare più in fretta la forma fisica, tornare subito a casa e fare anche la doccia. Non rimarrà alcuna vistosa cicatrice e il rischio di recidiva è molto basso.
Intervento in laparoscopia con la tecnologia robotica
La chirurgia robotica applicata all’ernia inguinale (o Robotic TAPP) rappresenta un’evoluzione delle metodiche laparoscopiche, a cui si aggiungono i vantaggi della robotica. Se con la laparoscopia tradizionale è la fibra ottica a guidare il chirurgo, in questo caso la guida è il robot, così si raggiungono livelli di precisione molto elevati.
Anche in questo caso viene introdotta una protesi, ma si utilizza una resina molto morbida che si adatta perfettamente ai tessuti, integrandosi con essi, così le probabilità di una recidiva si abbassano ulteriormente.
Quelle persone che sono già state operate di ernia inguinale e che dopo poco tempo hanno avuto lo stesso problema, possono trarre i benefici della chirurgia robotica. I tessuti su cui si andrà ad operare sono intatti, così anche il dolore post-operatorio si riduce.
Queste tecniche chirurgiche così avanzate sono disponibili anche in Italia e il loro sviluppo si deve anche ad uno specialista italiano, il dott. Antonio Darecchio di Internationalherniacare.
A questo luminare della chirurgia delle ernie si deve anche la progettazione del sofisticato strumento usato durante gli interventi, che ha ricevuto anche un brevetto di livello internazionale. Attualmente il dott. Darecchio opera a Milano, Roma e Parma ed è uno dei chirurghi più specializzati del settore.