Non è semplice capire come realizzare un fotomontaggio professionale, fatto bene e che abbia un aspetto non solo realistico, ma che davvero appaia come reale e tangibile. È questione di proporzioni, ombre e di molteplici fattori che bisogna replicare sull’effetto piatto dello schermo, quando l’immagine è pensata in tre dimensioni. Non è un concetto facile da affrontare e da capire, se non si è affiancati da una professionista, come Gabriella Sperandio che da professionista del settore ha a propria disposizione tutte le conoscenze teoriche e pratiche per rendere tangibile un’idea.
I software da usare per un fotomontaggio
Sicuramente i programmi più noti per elaborare elementi grafici, siano essi foto o creazioni originali, sono quelli di Adobe Systems Incorporated, e in particolar modo il rinomato Adobe Photoshop, croce e delizia di ogni grafico che intenda effettuare fotoritocco e fotomontaggio. L’approccio al software non è facile, e per chi è digiuno di grafica potrebbe anche essere davvero ostico. Gabriella Sperandio utilizza tutti i migliori strumenti disponibili, per tirare fuori il meglio da questo potente programma: computer e periferiche però non sono abbastanza, senza le conoscenze e la creatività.
Come funziona un fotomontaggio
Un fotomontaggio è la creazione di una nuova immagine a partire da ritagli e porzioni di altre, siano esse altre fotografie o immagini digitali di vario genere. Quando la fotografia non passava per il computer, si trattava fisicamente di collage di foto una sull’altra, con il risultato finale che veniva rifotografato per ottenere un’immagine nuova.
In digitale, il principio rimane analogo: le immagini e le porzioni di queste si sovrappongono una sull’altra (tecnicamente vengono chiamati “livelli”), vengono modificati singoli parametri per uniformare la parvenza e l’aspetto delle parti così da omogeneizzare l’estetica (quel che si diceva delle luci, per esempio) e si ottiene l’immagine finale, che consiste proprio di queste sovrapposizioni.
Il bello è che si possono unire così diverse tecniche, dal realismo assoluto sino al mischiare stili con effetti di pop-art e fantasia libera. Essere un grafico e un creativo come Gabriella Sperandio significa questo: saper trasformare in immagine reale quello che è solo nella mente, saper spiegare come si fa.
La tecnica
Detto questo, la tecnica da apprendere è in primo luogo quella di immaginarsi l’immagine con quei livelli sovrapposti: si può intervenire su questi cambiandone le luci, la saturazione, le intensità dei colori. Si possono cambiare e modificare a piacimento. Si possono anche creare livelli nuovi, sui quali disegnare anche elementi “handmade”, per così definirli, attraverso l’uso magari di periferiche specifiche come la tavoletta grafica.
Il resto sono comandi, impostazioni che si possono conoscere con l’utilizzo e con l’accompagnamento di un professionista, eventualmente. Ma è questione di studio ed esercizio. C’è ben altro di più importante, che viene prima della tecnica e che non è certo qualcosa da trascurare.
Il processo creativo
Questo è il vero punto focale. La creazione nella propria mente, l’idea dell’obiettivo da raggiungere: avere fisso che cosa si desidera creare, che cosa si desidera dire attraverso un fotomontaggio. Una volta che si ha ben chiaro quello, si è fatta buona parte del lavoro. Perché da lì ci sono “solo” le questioni tecniche. Ma anche il processo creativo va educato, e l’accompagnamento di Gabriella Sperandio serve anche a questo: capire, capirsi, incanalare la fantasia e saperle dare la forma che a volte può sembrare annebbiata.