Per un imprenditore che ha investito tempo, soldi e tante risorse, il fallimento di una propria impresa è un macinio pesante, che può condizionare il futuro lavorativo, nonché la salute stessa. Iscrivere un’impresa fra quelle fallite comporta conseguenze complesse e prolungate.
Ecco, perché sarebbe bene scongiurare sempre un rischio simile affidandosi a una consulenza aziendale per imprese in crisi, che con uno staff preparato può aiutare moltissimo chi è sull’orlo della crisi d’impresa.
Sia tramite una liquidazione finale a norma o meglio ancora attraverso una fusione vincente o una ristrutturazione del debito. E la parola debito è proprio una delle conseguenze più terribili del fallimento d’impresa.
Procedura di fallimento: cosa succede ai creditori
Questo perché nell’istante in cui si apre la procedura, i creditori esigono il pagamento delle quote o dei debiti da saldare. E c’è una scala di priorità decisa dall’ufficio fallimentare, che stima il patrimonio aziendale e si occupa della sua liquidazione.
In generale la priorità maggiore va ai dipendenti, a seguire ci sono i crediti verso gli enti, i cui beni erano gestiti dall’imprenditore per il principio dell’autorità parentale, come, per esempio, i crediti dei contribuiti per la vecchiaia, l’eventuale invalidità, le assicurazioni e le casse di compensazione per gli assegni familiari. E il terzo creditore, a cui spetta il patrimonio fallito, è l’insieme dei clienti, dei fornitori e di altri a cui spettano.
Ovviamente questo è un breve riassunto che comprende un argomento di vasta portata, che si può leggere in questo approfondimento apposito. La questione giuridica è certamente stratificata e difficile, ma non meno pesante è il dolore morale di un imprenditore che è costretto a dichiarare fallimento o che ha ricevuto avviso di fallimento.
Fallimento per un imprenditore: i danni morali
La prima cosa che viene colpita è l’immagine pubblica e ormai ai tempi nostri anche la cosiddetta Net Reputation. Fra l’altro non può essere nascosto a nessuno il fallimento, perché ci sono siti che registrano le aziende dichiarate fallite e ne fanno un vero e proprio database. In più un imprenditore rischia di danneggiare a sua volta il brand creato o gestito oppure le sue stesse candidature future o l’accesso al credito per altri progetti.
Fallimento per un imprenditore: i danni psicologici
Psicologicamente, poi, chi fallisce è travolto da stati d’animo depressivi pesanti da cancellare. Si perde autostima, si creano ossessioni ed orribili sensi di colpa. Se l’attività d’impresa era presente da tempo, possono esserci anche ritorsioni mentali sull’identità stesso dell’uomo che si identificava nella propria azienda.
Il sentimento di vergogna nei confronti della propria famiglia, degli amici, dei parenti e delle altre persone si estende in tutta la mente e non è semplice da togliere. Si resta, poi, in uno stato di stress perenne e paura di non saper più da dove ricominciare e nemmeno come. Ecco perché per ripartire può essere utile una guida come questa focalizzata proprio su questo tema.
Post fallimento: analisi e futuro
Certamente occorre fermarsi un attimo, analizzare gli errori, imparare dagli stessi e solo successivamente quando lo stato d’animo esce dal trauma o torna conscio, si può pensare di ripartire in altre attività imprenditoriali o altrimenti rilanciandosi nel mondo del lavoro. L’importante è non portarsi il peso per tutti gli anni successivi, onde rovinarsi la vita stessa.